L'area di Wernicke è l’area del cervello della percezione del linguaggio ed è collegata all'area di Broca. Questo lavoro di Vincenzo Ferlita simula il raffronto tra queste due zone cerebrali dove si forma il linguaggio e si articolano le immagini e dove esse assumono un senso. Per vedere questa installazione di Ferlita dobbiamo entrare nello svaso del piccolo spazio “L’ascensore” di Palermo, senza varcare fisicamente la soglia, solo con lo sguardo. L’ingresso è invitato dal cuneo acuto dello spazio tra le due grandi tele: una sorta di vano angusto dove ci si può incastrare, in altre parole una trappola. La visione di un quadro è in un certo senso sempre una trappola dove il ricatto dell’immagine ci costringe a trovare una soluzione interpretativa che è  giustificazione e legittimazione dello sguardo.  Giustifichiamo, infatti, la nostra presenza davanti all’opera solo dando al quadro una sua natura esclusiva, il quadro opera una esclusione da ciò che è fuori dal mondo circostante. Questo non basta però a legittimare il nostro sguardo che ha comunque bisogno di essere calibrato per trovare un significato alla forma dipinta, anche se essa non si mostra in modo esplicito come qualcosa di riconoscibile. Lo sguardo genera una postura, che in questo caso è penetrante e spinge all’immersione, mentre la postura legittima a sua volta lo sguardo che qui scivola sulle superfici. In questa ciclicità avviene il miracolo dell’apparenza. Nel lavoro di Ferlita appaiono delle forme plastiche fortemente connotate da contrasti cromatici, astrazioni solide e morbide, sono elaborazioni di dati del reale sotto forma di blocchi di materia capaci di trasmettere diverse qualità superficiali, di raccontare una storia diversa per ogni stesura che si muove per episodi che emergono nella composizione come corpi scultorei. La nostra presenza, il nostro stato di “astanza” come diceva Brandi, è incastrato tra l’installazione nello spazio espositivo e l’organizzazione delle forme quasi fossero  due spazi di riflessione. Si riflette soprattutto sul concetto di camera picta, luogo dell’accerchiamento e della vertigine, luogo dell’analogia tra corpo vedente e linguaggio pittorico. Nell’installazione di Ferlita il trabocchetto dell’ingresso prevede una strozzatura della fuga tra due pareti dipinte che crea un ambito asfittico da cui scappare solo per via della pittura stessa ovvero cercando tra le diverse qualità superficiali una via d’uscita.  Alla fine, si scoprirà la via d’uscita proprio nel significato delle forme disposte come su degli scaffali che si fronteggiano e comunicano per via di un legame di similitudine e differenze.

 

 

AREA WERNICKE

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L'Ascensore

LINK :  http://www.lascensore.it/area-wernicke-vincenzo-ferlita/

Palermo  2018